La crisi economica vista da un imprenditore Intervengono con l’autore Il Sindaco Marco Doria, il Sindaco di Savona Federico Berruti, l’imprenditore Lorenzo Banchero, il giornalista del Sole 24ore Raoul de Forcade, e l’economista Francesco Guala.

La crisi economica sembra ancora lontana da una soluzione e le strategie adottate per contrastarla risultano inadeguate: il rigore, penalizzando l’economia, riduce le entrate fiscali e peggiora l’equilibrio del bilancio pubblico; però anche l’aumento della spesa pubblica per stimolare la crescita peggiora i conti, senza raggiungere l’obbiettivo. Da 30 anni infatti nei paesi avanzati, USA ed UE, la crescita è frenata (in Italia assente) e denuncia l’esistenza di un collo di bottiglia che bisogna preventivamente rimuovere.
L’evoluzione tecnologica degli ultimi quarant’anni, legata all’elettronica, ha aumentato la capacità produttiva e l’importanza della mano pubblica, che sprovvista però dei necessari strumenti di conoscenza/potere non è stata in grado di assolvere al nuovo compito. Parallelamente la crescita incontrollata della catena di comando pubblica ne ha fatto esplodere l’inefficienza e i costi, mentre la scomparsa del proletariato ha richiesto una maggiore partecipazione popolare, possibile solo con il passaggio dall’attuale democrazia “delegata” a quella futura “partecipata”.
Partecipare a decisioni senza disporre della conoscenza necessaria fa però crescere la demagogia e non la democrazia. È quindi necessario “inventare” un meccanismo economico/istituzionale, compatibile con le nuove istanze partecipative; è questa la strada per uscire dalla crisi che permette di realizzare anche una significativa crescita di quel benessere collettivo indispensabile alla libertà e dignità umana.
Il presente studio cerca di individuare le strategie per raggiungere tale obbiettivo e le ragioni per cui in passato non è mai stato possibile, mentre dovrebbe diventarlo oggi all’interno della nuova realtà economico-sociale.

Bruno Musso, laureato in Economia e Commercio e specializzato alla London School of Economics, è presidente del Gruppo Grendi, azienda familiare fondata a Genova nel 1828; con tale azienda costruisce nel 1967 la prima nave full container italiana. Durante la crisi portuale, all’inizio degli anni settanta, deve spostare le sue attività a La Spezia e in qualità di presidente della Commissione portuale della Confitarma (Associazioni Armatori), partecipa all’elaborazione legislativa riguardante la riforma portuale. Torna a Genova il 14 luglio 1992, quando, sulla sua nave Vento di Levante, per la prima volta, opera secondo le regole della nuova legge. Collabora con l’Istituto SiTI all’elaborazione di un progetto alternativo di sviluppo portuale genovese e da alcuni anni segue attentamente l’evolversi della crisi economica. È autore di due libri nonché vari articoli e saggi su problemi politico-sociali.

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